The Game, alcune riflessioni sul limite e la rivoluzione tecnologica

07.02.2021

 The Game,

Alcune riflessioni sul limite e la rivoluzione tecnologica.

Ho la convinzione che Baricco in "The game" ci abbia consegnato un testo prezioso e assolutamente in controtendenza, rispetto ad alcuni pensieri e luoghi comuni, in cui ci si imbatte nel momento in cui emergono temi inerenti il ruolo e le conseguenze dell'avanzamento tecnologico nelle nostre vite.

Nell'aprirlo e leggere le prime pagine rimango molto spiazzato: non è un romanzo, non ha un andamento onirico e non è un libro nostalgico, come lo sono altri fantastici libri di questo autore.

E' a tutti gli effetti un saggio, che si dipana con l'incedere di una lucida disamina scientifica che abbraccia svariati punti di vista: storico, antropologico, sociologico, economico, politico, filosofico e psicologico.

Anche l'approccio del saggio è per certi versi sconcertante: l'autore propone delle mappe.

Osservando queste mappe, sono colto dal ricordo di infanzia mentre sfoglio "Il signore degli anelli".

Tuttavia, non sono territori del tutto fantastici a figurare nelle cartine di "The game", bensì la planimetria dell'"oltremondo" digitale, che oggi occupa quotidianamente i nostri orizzonti.

Desidero provare a tracciare alcune caratteristiche salienti delle argomentazioni dell'autore e provare rilevarne l'utlità che rivestono, nella misura in cui noi psicologi proviamo a cimentarci con il tema dell'impatto che le tecnologie hanno per i giovani e i meno giovani, nonché sull'importanza che la tecnologia riveste in questo periodo storico.

L'esploratore Baricco sceglie una bussola per esplorare i territori tecnologici: la paura.

"Per non perdermi troppo, userò una bussola che non mi ha mai deluso: la paura. Segui le orme della paura e troverai casa: quella tua e quella degli altri. In questo caso è abbastanza facile perchè di paure ce ne sono parecchie, in giro, e alcune sono tutt'altro che sceme".

L'autore mette ai raggi X:

- La paura di andare a fari spenti verso un futuro incerto.

-La paura di una metamorfosi antropologica senza controllo.

- La paura di creare una società debole agli urti e alle difficoltà della vita.

- La paura di ritrovarsi in un mondo artificiale più performante e meno fallibile, ma meno creativo.

- La paura di un mondo superficiale.

La proposta e la tesi portata avanti dal libro è quella di ridare il giusto peso a queste paure, ricollocandole in uno contesto e in uno scenario differente da quello usuale: non è la tecnologia ad aver cambiato l'uomo, ma è l'uomo che ha avuto bisognodella tecnologia per cambiare il mondo.

Quella che si delinea nelle mappe è una rapida e sotterranea rivoluzione perpetrata dall'uomo essenzialmente per una ragione:

riscattarsi e fuggire dal '900, uno dei peggiori secoli della storia dell'umanità.

Il bisogno di movimento, il bisogno di superficialità, il bisogno di collegare e collegarsi, il bisogno infinito di oggetti disponibili e a portata di un click, il bisogno di fare fuori gli intermediari del sapere che siano insegnanti, librerie, giornali, medici, avvocati, psicologi o padri, come tipica espressione della cultura del "game" sarebbero quindi movimenti di ribellione verso il secolo trascorso.

"Erano gente in fuga-è la risposta. Stavano evadendo da un mondo che era stato tra i più orribili della storia degli umani e che non aveva risparmiato nessuno. Si lasciavano dietro una serie impressionante di disastri, e se uno avesse messo sotto il microscopio quella sequenza di disastri, una certa sostanza chimica l'avrebbe trovata ovunque, ma proprio ovunque, e sempre dominante sulle altre: L'OSSESSIONE PER IL CONFINE, L'IDOLATRIA PER QUALSIASI LINEA DI DEMARCAZIONE, L'ISTINTO A ORDINARE IL MONDO PER ZONE PROTETTE E NON COMUNICANTI. Che fosse il confine tra diversi Stati-nazione, o quello tra un'ideologia e un'altra, o quello tra una cultura alta e una bassa, se non addirittura quello tra una razza umana superiore e una inferiore, tracciare una linea e rendere invalicabile rappresentò per almeno quattro generazioni un'ossessione per la quale era sensato morire e uccidere".

Alla luce di queste riflessioni, mi chiedo quanto possano svolgere un ruolo di lente circa il momento storico attuale e collegarle con il ruolo che può rivestire un modello dinamico della mente, nella comprensione e nel lavoro con la clinica contemporanea.

Credo, infatti, che ci troviamo ad abitare una dimensione psichica esattamente al centro fra due poli: da un lato, la possibilità di raggiungerci e vederci in qualunque luogo grazie a piattaforme digitali, dall'altro il bisogno di confini e di sistemi di protezione dal virus.

La vera questione a questo punto è chiedersi: che impatto ha questa dicotomia nei confronti della nostra vita psichica?

E non è forse quello dei confini e del modo di reinserirli un tema di grande attualità nel dibattito psicoanalitico circa i "nuovi setting", da utilizzare nel trattamento delle manifestazioni cliniche contemporanee?

Infine, non siamo forse sempre più spesso chiamati, nella nostra pratica clinica, a confrontarci con problemi inerenti il concetto di limite, di confine o di obbligo? Mi riferisco, ad esempio, alle seperazioni coniugali impossibili, ad adolescenti che non riescono a tornare a scuola, a bambini a cui non si può più dir di no.

Lungi dall'imbarcarmi in una disamina di queste complicate questioni, il mio scopo era quello di sottolineare, in questo piccolo scritto, alcune chiavi di lettura che lo scrittore ci offre, nonché sottolineare il valore scientifico di questo libro, che ci invita a guardare alla rivoluzione tecnologica con uno sguardo più lucido, più tridimensionale e meno diffidente nei confronti dell'utilizzo della tecnologia.

Riprendendo quanto teorizzato da Anzieu (1994) nell'Io-pelle mi chiedo quanto il tema del limite, dell'allargamento dei setting e del contenitore adatto possano essere strumenti e temi di riflessione per la psicologia dinamica contemporanea, da sottoporre costantemente a ripensamenti e a diverse declinazioni.

Bibliografia:

Anzieu D. "L'Io pelle" Borla 1994.

Baricco Alessandro "The Game" Einaudi 2018

Dott. Giovanni Fiderio