Psicologia dell’età evolutiva: percorsi non lineari.

20.09.2020

 La psicologia dell'età evolutiva si occupa di studiare il percorso necessario perché un individuo raggiunga la maturità. Come scrive Winnicott, "Dal punto di vista evolutivo, possiamo dire che salute mentale significa raggiungimento di quel grado di maturità che è previsto in rapporto con l'età anagrafica dell'individuo" (Winnicott, 1986).

In particolare, rispetto al percorso che porta un infante a diventare un adulto, si possono distinguere delle fasi di sviluppo psicofisico, che hanno delle caratteristiche generali prevedibili.

Tuttavia, non si può sapere in anticipo come sarà il percorso di ciascuno, perché entrano in gioco tanti fattori: c'è un patrimonio genetico, un ambiente specifico che accoglie l'individuo, le esperienze che fa nei diversi momenti ... .

Si potrebbe provare ad immaginare una linea in cui all'avanzare del tempo corrisponda un passo avanti dal punto di vista evolutivo, ma si tratterebbe di una linea del tempo molto complessa.

Infatti, non tutte le età sono uguali: ci sono delle finestre evolutive, cioè dei periodi particolarmente favorevoli all'acquisizione di specifiche competenze.

È una linea che non incomincia nel momento in cui il bambino o la bambina viene al mondo, ma molto prima e si intreccia con la storia della coppia genitoriale.

Lo sviluppo può incontrare degli ostacoli, così ci possono essere dei momenti in cui si ritorna a fasi precedenti, poi da lì si può di nuovo saltare in avanti.

Cosa ne è, su questa linea immaginaria, delle esperienza fatte in passato? Ebbene, tutto quello che l'individuo attraversa lascia una traccia, anche ciò che apparentemente viene dimenticato. Sono proprio queste esperienze che, molto spesso, costituiscono una grande risorsa per capire cosa ha determinato un possibile arresto e consentire al processo evolutivo di proseguire.

Ci possono essere degli ostacoli, che possono determinare dei veri e propri arresti e "dietro-front", rispetto ai quali è necessario mettere in campo le proprie risorse e quelle dell'ambiente circostante. Le richieste di aiuto sono espresse nella forma che la maturazione raggiunta fino a quel punto consente e, a volte, possono diventare dei veri e propri sintomi, cioè dei "linguaggi in codice" che aspettano di essere decifrati.

Per esempio, nei bambini molto piccoli possono manifestarsi disturbi del sonno o dell'alimentazione, oppure può esserci una rinuncia ad autonomie che erano state acquisite (come l'uso del vasino).

Il nostro compito come adulti è di non farci spaventare dalle manifestazioni di disagio, ma di accoglierle e riconoscere il loro statuto di forme espressive che necessitano una spiegazione.

Non ci sono soluzioni che vanno bene per tutti, perché ciascuno ha sua unicità e le manifestazioni sintomatologiche si collocano in un momento specifico di una storia particolare.

L'aiuto che lo psicologo dell'età evolutiva può dare consiste nel porsi in ascolto, usando I canali comunicativi adeguati all'età, e cercare un senso alla manifestazione clinica, per consentire di mettere in campo le risorse necessarie a proseguire il percorso.

Dottoressa Filomena Forino