The Mule

10.03.2019

The Mule- il corriere


The Mule segna il ritorno di un Clint Estwood in prima persona a pensare e a far pensare lo spettatore tramite la pellicola temi quali la vita, la morte, gli affetti, l ereditá simbolica, il viaggio.

Il protagonista , un anziano floricoltore, dopo essere caduto in dissesto finanziario, reo di non essersi saputo adattare ai tempi, si mette a fare il trasportatore di droga per un cartello messicano per ricucire i rapporti coi propri familiari e rimettere in carreggiata la propria vita.

Da piccole consegne il protagonista compie viaggi con carichi di droga sempre maggiori a bordo del suo pick up, gli verrá assegnato il soprannome di "Tata" e diventerà il principale e miglior corriere della banda di criminali.

Tata è imprevedibile, compie itinerari vari , mai lineari, non segue un percorso concordato, è insospettabile data l etá, incapace di usare i moderni smartphone e quindi non localizzabile.

Tata diventa una garanzia per il cartello e un incubo per il poliziotto della Dea che vuole la sua cattura.

Il film ci offre numerosi spunti di riflessione si cercherá di coglierne alcuni.

The Mule è anzitutto un film di rottura dove viene posto al centro la potenza e la straordinarietá del desiderio soggettivo umano, nonchè la sua testimonianza e la sua trasmissione. ( In questo senso mi riallaccio alla lettura che Recalcati fa del cinema di Eastwood)

Esso è il terzo dipinto di una trilogia che Clint Estwood ci offre su questo tema ( nell ordine i predecessori sono Million Dollar Baby e Gran Torino) e di questi è il più sfumato, il meno calcato, il meno tragico , quello che chiede allo spettatore una riflessione, uno sguardo d insieme abbandonando le categorie del giusto e dello sbagliato.

Se in Gran Torino e in Million Dollar Baby, si può respirare una certa quota di tragicitá, di solennitá del rapporto del protagonista col proprio desiderio e con la fine, con la morte, in questo film, Clint Estwood sembra volerci suggerire una terza via che mantiene e che non altera la potenza e la capacitá testimoniale del desiderio, quello della leggerezza e del suo rapporto con la bellezza estetica.

Tata infatti sembra avere un gusto, una sua singolaritá, un suo modo unico e personale di entrare in rapporto con l esperienza e col godersi la propria vita. (Sul tema della singolarità e sogettività del film rimando a  https://www.spiweb.it/cinema/corriere-clint-eastwood-commento-angelo-moroni/)

Se negli altri due film di questa "trilogia del desiderio" i personaggi impersonati dal regista portavano la dimensione della soggettivitá e della scelta etica rispetto al proprio desiderare, il personaggio Tata apre il canale della sensorialità, del gusto, della gioia dell entrare con l esperienza in base ai cinque sensi,dell entrare in rapporto con l esperienza tramite il corpo.

Tata ama i fiori, ama la musica, ama le belle donne, ama le relazioni intime coi familiari, le relazioni con i colleghi, ama le colazioni, ama i panini.

Tuttavia questa forma di edonismo non sfocia in eccessi orgiastici, non vi sono raffigurazioni di abbuffate, di eccessi di sfarzo: il personaggio, pur nuotando nella malavita organizzata, riesce a mantenere un suo senso della misura.

Non siamo tanto per intenderci in presenza della dissoluzione morale e etica del personaggio, del suo abbandonarsi e perdersi nel piacere, bensì nel tema dell'essere presenti nell esperienza.

Il film sembra lanciare una sfida inaudita a noi spettatori: si può fare del bene perpetrando il male? Si può essere nel giusto pur essendo dalla parte dei cattivi?

A queste domande se ne aggiunge una terza e forse la più centrale: si possono trasformare le relazioni profonde, si può dare un giro di vita a delle esistenze, partendo "semplicemente" da una presenza?

Se infatti negli altri due film abbiamo potuto apprezzare un ritratto del padre che mette dei limiti, che cerca di ristabilire una legge , che ad un certo punto compie una scelta tragica,una scelta che comporta la perdita dell'oggetto, in questo film troviamo il tema dell importanza della presenza e dell'attendibilità dell oggetto.

Il desiderio di autoaffermazione aveva infatti guidato le scelte di Tata a discapito dei rapporti famiiliari che si sono deteriorati.

Nella storia narrata dal film assistiamo a un inversione di rotta del personaggio che arriverà ad anteporre i propri affetti alla logica dell'auto affermazione.

Se da una parte ,probabilmente, il regista utilizza la pellicola come un sogno il cui desiderio sottostante è quello di recuperare il tempo sottratto alla propria famiglia non ripetendo alcuni errori del proprio passato, dall' altro lancia una sfida al discorso del capitalismo e alla logica di mercato imperante.

Il discorso capitalista e della moderna flessibilitá del lavoratore ricerca infatti figure autonome, indipendenti, slegate da ogni vincolo familiare che può interferire con la mission della produttivitá.

Il film si pone invece in netta contrapposizione a questi dictat valoriali ipermoderni suggerendoci, per utilizzare le parole di Marx, che la libertà consiste nella consapevolezza dei propri rapporti di dipendenza.

Troviamo una rappresentanza nel film anche del concetto di alienazione del lavoratore: Il tracollo della banda e il conseguente arresto deriva da un cambio di vertici all'interno della azienda criminale.

Il capobanda precedente aveva infatti adottato una linea di rispetto della soggettivitá del proprio corriere, colui che ne prende il posto è, invece, colto dalla frenesia di controllare gli spostamenti dell'anziano protagonista finendo per far saltare tutto allo scoperto a causa di una raffica di chiamate per la ricerca spasmodica dell oggetto-corriere assente.

Il film mi ha anche riportato alla mente altri due personaggi da accostare al protagonista del film.

Il primo è un accostamento per contrasto con Walter White della serie televisiva Breaking Bad.

Tata e Walt hanno in comune la vicinanza con la propria fine, la vecchiaia per il primo, la malattia per il secondo , il desiderio di aiutare economicamente i propri familiari tramite il traffico di droga e una certa genialità che contraddistingue i personaggi.

Tuttavia il traffico di droga porterá Walt solo a seminare morte e distruzione intorno a sè, al non saper come spendere il proprio denaro e alla morbosa ossessione iper capitalistica di averne ancora e ancora. Tata invece riuscirá a riconciliarsi con la propria famiglia proprio anteponendola al lavoro riallacciando relazioni solide e non connotate da tratti morbosi e patologici come per l altro personaggio.

Infine è differente anche il rapporto con la colpa. Walter White proverá sempre e comunque ad aggirare la realtà, a crearne una sostitutiva, a cercare di non farsi scoprire, a negare l evidenza.

Tata invece nella scena finale di fronte ai capi d accusa interrompe l arringa del suo avvocato difensore per pronunciare solo una parola: colpevole.

Estwood dà qui un ulteriore stoccata ricordandoci che l essere adulti, l aver compiuto un viaggio vero può comportare solamente il prendersi carico delle proprie azioni, delle proprie parti del Se.

Il secondo accostamento, stavolta per somiglianza che mi è venuto in mente è con l'anziano protagonista di "Una Storia Vera "di David Lynch.

Anche il film di Lynch è una trasposizione di una vicenda di cronaca: un anziano signore decide di andare a far visita al fratello reduce da un infarto incamminandosi per un viaggio di 400 km a bordo di un trattorino tosa erba.

Paesaggi, luoghi, ricordi, sentimenti, legami, nostalgia sembrano permeare entrambi i film che ci ricordano quanto talvolta sia importante mettere da parte altre parti di Se per garantire una presenza al prossimo più caro.

The Mule è stato quindi per me un film intenso, di impatto, beffardo, ironico e commovente che ci ha ricordato la bravura e la profondità del regista nel dipingere alcuni tratti del desiderio umano e della sua singolarità.

Dott. Giovanni Fiderio