Violet Evergarden: gli affetti nella clinica contemporanea.

18.07.2021

 Violet Evergarden è una serie animata giapponese disponibile su Netflix estremamente commovente e che permette di fare molte riflessioni sul bene più prezioso che ognuno di noi possiede: I sentimenti.La storia tratta di un'orfana con un incredibile potere militare, che le permette di essere un'eccellente strumento di morte e distruzione.Questa giovane ragazza non possiede un'anima, non possiede un nome, non prova alcun sentimento e sul campo di battaglia semina scompiglio, morte e distruzione fra le fila nemiche.Viene affidata ai comandi del maggiore Gilbert, con la raccomandazione dei suoi superiori di servirsi di lei come uno strumento da spendere e utilizzare per la vittoria finale contro l'esercito nemico.

Tuttavia, la relazione col maggiore Gilbert porterà a un cambiamento inedito nell'esistenza di questa giovane ragazza: Gilbert sarà la prima persona a trattarla come un essere umano, le farà dei doni, fra cui il suo amore e il nome di Violet.Nell'assedio finale l'esercito di Violet riesce a ottenere la vittoria, ma a un prezzo assai caro per Violet: la vita del maggiore Gilbert e l'amputazione delle mani della giovane ragazza a seguito delle ferite riportate.

Al risveglio, Violet si ritrova da sola in un mondo in cui non vi è più la guerra, la giovane si ritrova senza uno scopo, senza una direzione nella vita.Ricorda poco dell'assedio finale vivendo il primo arco temporale della narrazione convinta che il maggiore Gilbert sia vivo da qualche parte.Guidata dal desiderio di capire cosa fosse l'amore che il maggiore nutriva nei suoi confronti, intraprende un nuova professione: diventa una "bambola automatica di scrittura".

Le bambole automatiche di scrittura sono delle impiegate di un'agenzia speciale che si occupa di scrivere lettere su commissione.Violet, con le sue protesi metalliche che la fanno assomigliare ad uno scheletro, supera tutte le colleghe in efficenza, velocità, cura del dettaglio ma è totalmente incapace di empatizzare con le persone, di sintonizzarsi con loro, di fare spazio ai sentimenti.

Piano piano, la giovane compie una trasformazione: verrà attraversata dal dolore dei suoi committenti, riuscirà a fare spazio ai propri sentimenti, ai propri ricordi offrendo ai suoi clienti ben più che una lettera ben scritta ma l'esperienza trasformativa di due persone impegnate ad elaborare dei traumi.Violet riuscirà ad accettare la morte del maggiore Gilbert, a riconoscerne I doni: da strumento di morte si apre alle esperienze vitali del proprio Sè.

Credo che questo anime, oltre alla bellezza intrinseca che possiede, possa offrire anche una raffigurazione del lavoro che la psicoterapia psicoanalitica compie in relazione ai sentimenti o, per usare un termine più tecnico, degli affetti.

Molto spesso la psicoanalisi viene correttamente, ma anche per certi versi superficialmente, assimilata in toto alla sua tesi sul carattere sessuale delle pulsioni: la sofferenza sarebbe la manifestazione di un conflitto fra questi desideri sessuali e l'esigenza di reprimerli.In realtà Freud dovette per tutta la vita combattere con I suoi detrattori che lo tacciarono di pansessualismo, annacquando gran parte delle sue sensazionali scoperte scientifiche.Se si sceglie, però, di sfogliare "Studi sull'isteria", non si può non rimanere indifferenti di fronte alla cura e alla sensibilità del medico viennese, in cui le storie cliniche delle sue giovanissime pazienti ottocentesche sono in prima battuta delle sofferenze d'amore.

Amori inconfessabili, amori sbagliati, amori non corrisposti, amori traumatici sono l'oggetto su cui in realtà ruotavano le sofferenze sintomatiche delle giovani pazienti. Lo stesso Freud, nell'opera, constata il taglio a tratti romanzesco che deve dare allo scritto per poter far trasparire la fondatezza clinica delle proprie affermazioni.

Capita molto spesso che nel senso comune l'essere freudiani (se mai si potesse non esserlo) viene immediatamente associato a una certa rigidità, a un'impenetrabilità dell'analista, a una calcolata distanza che farebbe capo a una concezione rigida dei concetti di setting e neutralità dell'analista.In realtà ciò che rende una psicoterapia psicoanalitica curativa è il suo essere un'esperienza affettivizzata, nella quale due menti si incontrano per generare nuove traiettorie evolutive che altrimenti restano bloccate, incompiute, interrotte.

Ed è, d'altronde, anche questa la ragione per cui è necessaria una consistente esperienza psicoterapeutica personale da parte del terapeuta stesso: bisogna saper maneggiare I propri affetti per poter lasciare spazio a quelli del paziente.Tenendo conto di queste premesse, credo che Violet Evergarden sia un anime che mette fortemente in luce le nuove questioni in campo nella clinica attuale.

Una differenza fondamentale fra le sofferenze delle giovani pazienti di Freud e I giovani pazienti che oggi si affacciano nei nostri studi credo sia legato al tabù che la nostra società ha oggi per I sentimenti.Se la sessualità è oramai sdoganata nelle sue manifestazioni più disparate, i sentimenti oggi sono il grande interdetto della nostra società.

Come nel caso di Violet, ci si imbatte sempre più frequentemente in situazioni cliniche in cui ci sono dei profondi vuoti da colmare e in cui la rincorsa alla performance (scolastica, sportiva, carrieristica) sono in primo piano.La vita dipinta inizialmente da molti giovani e non giovani pazienti sembra essere un campo di battaglia: obbiettivi, missioni, avversari da battere. La posta di una psicoterapia è molto spesso quella di riuscire insieme al paziente ad operare una torsione come quella raffigurata nel racconto di Violet.

Mettere al lavoro la traumaticità, provare a trovare nell'altro un rispecchiamento e imprimere alla propria vita, per quanto disastrosa, per quanto difficile, quel tratto singolare, unico che ci permette di essere più in contatto con gli altri e godere di tutto il nostro patrimonio affettivo, che altrimenti resterebbe fatalmente inespresso.

Dott. Giovanni Fiderio


Bibliografia:

Freud 1892- 95 "Studi sull'isteria" in OSF volume 1 Bollati Boringhieri

Nissim Momigliano L. "Una stagione a Vienna: Ma Freud era freudiano ?"

In "L'ascolto Rispettoso" 2001 Raffaello Cortina Editore